Mezzi di trasporto e inquinamento climatico. Come l’epidemia ha cambiato la mobilità

Sempre più lavoratori puntano a mezzi privati per paura del contagio. Si dovrà pensare a un futuro per la mobilità che non comporti un significativo aumento di smog e inquinamento nelle grandi città.

L’epidemia da coronavirus ha caratterizzato un periodo decisamente significativo per l’intera umanità. Tante abitudini sono dovute necessariamente cambiare in virtù di una maggiore protezione e un distanziamento sociale sempre più impellente.

La cultura del distanziamento ha però spalancato, purtroppo, anche le porte a una maggiore paura nel contatto con l’altro. Se prima le situazioni di assembramento sociale erano viste come un’occasione di conoscenza e arricchimento, ad oggi rappresentano un demone da sconfiggere a tutti i costi.

Tutto questo si ripercuote anche sul mondo della mobilità il quale ha subito dei cambiamenti a dir poco significativi. Sempre più pendolari preferiscono utilizzare mezzi privati a discapito di quelli pubblici, proprio per evitare l’eccessivo contatto con altre persone.

Questo atteggiamento però, alla lunga, rischia di far aumentare in maniera purtroppo significativa lo smog e l’inquinamento nelle grandi città e non solo.

La soluzione?

Una possibile strada potrebbe essere quella di promuovere l’acquisto di mezzi elettrici a impatto zero. In questo modo si andrebbe a ridurre significativamente il livello di inquinamento in favore di una mobilità più ecosostenibile.

Altra possibile strada, a tal proposito, è quella del telelavoro o smartworking. Nel corso della pandemia questo tipo di approccio è diventato di uso comune e, a quanto pare, una gran fetta di lavoratori sarebbe ben disposta a continuare con il lavoro da casa.

In questo modo non solo si andrebbe a ridurre l’impatto sull’ambiente ma, allo stesso tempo, si potrebbe promuovere uno stile di lavoro moderno che assicura una maggiore produttività per aziende e lavoratori.

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