Coronavirus e agricoltura, a rischio il 40% di frutta e ortaggi

La pandemia che sta riguardando il nostro paese, e non solo, si è violentemente abbattuta su ogni settore economico, compreso quello agricolo.

Alla luce di quanto disposto dal governo nelle ultime ore e in virtù del crescente numero di contagi, si è fatta sentire in maniera preponderante la mancanza di forza lavoro nei campi. Se si considera che la stagione della raccolta estiva è ormai alle porte si può facilmente comprendere la gravità della situazione.

Coldiretti ha stimato che, proprio a causa della mancanza di braccianti nei campi, il 40% di frutta e ortaggi marcirà causando un enorme danno all’economia del nostro paese. La questione purtroppo non è di facile soluzione in quanto ci sono da valutare diversi aspetti a riguardo.

Da un lato c’è la fretta di trovare personale che voglia effettivamente svolgere il lavoro. Mentre gran parte degli stranieri sono tornati in patria allo scoppio della pandemia, molti dipendenti italiani pretendono, a ragion dovuta, un rientro nei campi solo in cambio di garanzie circa la sicurezza sul lavoro.
Dall’altro c’è proprio la questione legata alla sanificazione di questi luoghi di lavoro i quali, spesso, presentano situazioni di forte assembramento con difficoltà proprio nel garantire la sicurezza di ogni singolo lavoratore.

Il decreto Cura Italia ha iniziato a muovere i primi passi verso la soluzione del problema. Secondo il decreto infatti è previsto che le attività prestate da parenti fino al sesto grado non rappresenta un vero e proprio rapporto di lavoro, a patto che la prestazione sia gratuita.
Questo significa che padri, figli, nonni, zii e nipoti potranno collaborare per portare avanti il lavoro nei campi, così come si faceva una volta.

In più sono stati prolungati fino al 15 giugno i permessi di soggiorno in scadenza in modo da permettere, a chi lavora in Italia, di continuare la propria attività almeno fino a quella data.

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