Covid-19: l’inquinamento ne favorisce la diffusione

A dimostrarlo è stato uno studio condotto da circa dodici medici e ricercatori  della Società Italiana di Medicina Ambientale prendendo in analisi i dati forniti dalle centraline dell’Arpa e quelli forniti dalla Protezione Civile circa le persone risultate positive al Coronavirus.

Quello che è emerso è che nelle zone maggiormente soggette al superamento dei limiti riguardanti la presenza di polveri sottili nell’aria, si è registrata una diffusione del Covid-19 molto più rapida rispetto ad altre zone.

Ne è un esempio la Pianura Padana, in evidente codice rosso, la quale presenta anche le concentrazioni di Pm10 e Pm2,5 superiori a quelle consentite per legge. Secondo la ricerca infatti proprio il cosiddetto “smog” rappresenta un vero e proprio vettore per il Covid-19 aiutandolo a diffondersi in maniera molto più rapida. A dimostrazione di questa testi i ricercatori hanno evidenziato due casi distinti: Roma e Brescia. In entrambe i casi di contagio erano gli stessi ma, mentre nella prima la situazione appare ancora visibilmente sotto controllo, nella seconda si è innescato un contagio rapidissimo proprio a causa dei maggiori livelli di inquinamento nell’aria.

In base a quanto affermato dai medici che hanno condotto questo particolare studio, l’inquinamento potrebbe rappresentare un “mezzo di trasporto” per il virus tanto quanto una stretta di mano. A tal proposito le misure di sicurezza messe in atto fino a questo momento risulterebbero totalmente inutili (in particolare la distanza di un solo metro tra persona e persona). La soluzione è ridurre immediatamente le emissioni di polveri sottili per evitare che il virus possa avere letteralmente un’autostrada sulla quale circolare.

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