Il Coronavirus miete un’altra vittima illustre: lo scrittore cileno è da poco deceduto in Spagna nell’ospedale universitario di Oviedo.
Fu uno dei primi casi registrati nella penisola iberica e il primo paziente di Coronavirus nelle Asturie alla fine di febbraio. Luis Sepúlveda, 70 anni, dopo più di un mese di ricovero sembrava essere migliorato nelle ultime settimane, ma purtroppo non ce l’ha fatta.
Autore di oltre venti romanzi, sceneggiature, saggi e libri di viaggio, Sepúlveda lasciò il Cile nel 1977 dopo essere stato oggetto di ritorsioni dal regime dittatoriale di Pinochet. Dopo un periodo in sudamerica, il suo approdo in Spagna avvenne nel 1997 a Gijón. Un grande viaggiatore, amante delle culture straniere, da cui prendeva spunto per le sue opere. Sepúlveda era un noto ambientalista: negli anni 80 salì per lungo tempo a bordo delle navi di Greenpeace, il suo ultimo romanzo è stato «Storia di una balena bianca», del 2019.
Durante la sua lunga carriera di scrittore, ha collezionato numerosi premi, tra cui alcuni in Italia, come il premio Pegaso d’Oro della Regione Toscana a Firenze. Fu anche nominato dottore Honoris Causa dall’Università di Urbino. A marzo sarebbe dovuto intervenire al festival «Più libri, più liberi», evento poi cancellato proprio per la diffusione del Coronavirus.
L’autore del bestseller «Storia di una gabbianella e del gatto che le insegnò a volare», lascia moglie e figli: l’amore della sua vita Carmen Yáñez, poetessa cilena prima persa e poi ritrovata, le è stata vicino fino all’ultimo respiro nonostante il rischio di contagio.
“Il peggior castigo non è arrendersi senza lottare. Il peggior castigo è arrendersi senza aver potuto lottare.”
Luis Sepúlveda