Ticino: la scuola riparte l’11 maggio. Si attende l’ok del Governo

Il Consiglio Federale si è espresso chiaramente, l’11 maggio potranno ripartire le scuole obbligatorie mentre l’8 giugno medie superiori, professionali e universitarie. Ora la decisione spetta al Governo.

Tra le tante falle che questa emergenza coronavirus ha evidenziato c’è senza dubbio anche quella relativa il sistema scolastico. I ragazzi svizzeri e ticinesi sono infatti a casa ormai da diverse settimane e proprio in queste ultime ore si sta discutendo circa il ritorno tra i banchi.
Il Consiglio Federale ha indicato l’11 maggio come possibile data per il rientro e anche il Governo sembra orientato sulla stessa decisione.

Naturalmente questa scelta ha sollevato malcontento tra esperti e non. A tal proposito si è espresso il Presidente dell’Ordine dei medici Franco Denti il quale ha dichiarato che non è affatto il momento di riaprire le scuole in quanto non è possibile garantire la sicurezza dei ragazzi.
D’accordo con il presidente anche tantissimi genitori i quali hanno dichiarato che, per questo anno scolastico, non manderanno più a scuola i figli.

Il Governo però ha ribadito che la scuola, se riprenderà, lo farà con la formula classica ovvero prevedendo l’obbligo di presenza. “Per quanto riguarda le assenze varranno di principio le regole consuete, ma ci sarà certamente comprensione per chi è spaventato” ha dichiarato Manuele Bertoli, direttore del DECS.
Nel frattempo molti genitori hanno fatto partire diverse campagne contro il ritorno a scuola le quali hanno raccolto rispettivamente 6.400 firme su change.org e oltre 800 su avazz.org.

Bertoli ha comunque assicurato che, qualora si tornasse a scuola, verrebbero messi in atto modelli di insegnamento e gestione delle lezioni decisamente diversi rispetto a quanto siamo abituati, in maniera tale da garantire la sicurezza di tutti gli studenti.
Tra le varie proposte si è pensato, ad esempio, di suddividere le classi in due gruppi, uno mattutino e uno pomeridiano, in modo da  evitare eccessivi assembramenti, oltre all’abolizione di mense/ricreazioni e un utilizzo di protezioni individuali, saponi e disinfettanti.

In risposta a quanti hanno affermato di non voler mandare i figli a scuola il presidente del DECS ha inoltre ribadito che tenerli reclusi in casa per periodi così elevati potrebbe fare più male che bene ai ragazzi e che, tanto, una situazione di “rischio zero” è al momento totalmente impensabile.

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