La Guardia di Finanza nella giornata di ieri ha intercettato una partita da 400mila mascherine alle quali se ne sarebbero presto aggiunte altri 5 milioni. Queste destinate ad enti comunali e legati alla Protezione Civile venivano rivendute liberamente sul mercato.
Il meccanismo era tanto semplice quanto diabolico. Le mascherine prodotte in Cina venivano spedite in Italia ed erano destinate, almeno secondo quanto riportato dai documenti di trasporto, ad enti comunali, consorzi e associazioni legate alla Protezione Civile. I dispositivi però venivano in realtà consegnati a negozi “amici” i quali li rivendevano poi illecitamente sul mercato. La “base centrale” delle operazioni era una società con sede in Via Giacomo Medici la quale, perquisita dalle forze dell’ordine, ha dato alla luce uno scatolone con circa 700 kit per diagnosticare il Covid-19. Anche questi apparecchi, totalmente illegali e non conformi alla normativa, erano destinati al commercio.
Il piano era stato messo in piedi da un imprenditore cinese, anni 26, fresco di Laurea al Politecnico di Torino. L’uomo, convocato dai militari, si è presentato con tanto di autista ed interprete al seguito. La truffa ha coinvolto anche altri tre imprenditori, sempre di origini cinesi, che avrebbero fornito l’appoggio per lo stoccaggio e la rivendita dei dispositivi.
Gli agenti della Guardia di Finanza hanno infatti individuato circa 100 mila mascherine in un magazzino vicino ad un market cinese, oltre 100 mila in un sushi di Orbassano e addirittura altre 100 mila circa in viaggio verso Maddaloni.
I quattro uomini sono stati tutti denunciati alla Guardia di Finanza.